La nave non si abbandona 
neanche alla deriva

Non è l’onda, non è la schiuma, è il mare. 
Non è la foglia, non è il vento, ma il cielo.


La confusa ed improvvisata teoria per la quale il miglior modo di risolvere i problemi è capirli, sviscerarli, e succhiare fino in fondo prima il sangue e dopo l’anima intera. Ci sono silenzi che disturbano e tramonti che sono uno specchio.  
Ed il Sud, il mio, Sud, che ti gira intorno e ti entra dentro. 

Come se fosse sufficiente, come se fosse un palliativo, immaginare le mani strette ed il respiro a metà. 

Dove sono cresciuta io ci facevamo le treccine e acchiappavamo le ranocchie. 
Di tutta la via, quella che iniziava con un casone all’angolo dove ora s’è buttato giù, ero l’unica tra i cugini, l’unica tra gli amici, a dover mettere il costume due pezzi. Come se mi avesse mai fermato all’ora di aprire la bocca e sparare qualche sentenza, Dio non m’abbia ascoltato, nei modi e nei tempi che utilizzavo. E che forse utilizzo ancora. 
Senza la sfacciataggine di buttarsi ad occhi chiusi, ma con la presunzione dopo averli riflettuti, i giudizi.
Guidavamo una Jeep giocattolo che andava a benzina, prima io, che ero la più grande. 
Con prepotenza ero l’ultima a tornare dalla spiaggia, facendo quei cento metri avvolta nel pareo, avendo fatto tardi perchè troppo impegnata nella caccia alle telline.
Poi con lo zio s’andava in barca, quando non si pescava dalla riva. Era forte lui, aveva anche una moto, bella, grande, blu e viola. 
Gli occhi azzurri e i riccioli neri che dalla divisa invernale vestivano canotte verde scuro e cuocevano le cozze per noi che aspettavamo in terrazza.
Le cugine, tra le quali la più giovane prima di me si sposa questo mese, prendevano me, i gemelli e mio fratello e ci strapazzavano per tutti i cinque secondi che gli concedevamo. Anche nel taglio di capelli era impossibile distinguermi da loro, così corti da non poter essere stretti in una mano. Il tempo del pettine era abbandonato, la bicicletta non mi avrebbe aspettata all’infinito. Poi negli anni la casa al mare è stata data via, quella di Gabbella, anche se la zia conserva Capo Piccolo dove adesso le pinguine iniziano a parlare. Del mare ci si fida a chilometri alterni, ed iniziano ad esserci le nuove generazioni: tutte femmine, questa volta. Me le avessero sfornate prima una goccia di femminilità l’avrei avuta adesso, forse.
La nonna è sempre uguale, sembra che il tempo a guardarla negli occhi si spaventi e giri a largo. Il nonno anche, tira avanti l’officina sempre in ordine e sopporta il fare dittatoriale della moglie attenta a tutto nei minimi dettagli, con un controllo costante e minuzioso. Una coppia strana loro, ma dai ruoli stabiliti. Loro che continuano a regalarsi le rose e a ballare in paese e tirano su una relazione dalle dimensioni di un’impresa, nei tempi nei quali mi è toccato crescere.

Dopo un ritorno alle radici, ed il tempo di guadagnare il giusto per non pesare sull’economia familiare, con chi per nascondere i sentimenti i capelli non li taglia da molto più di me, ho posato gli occhi sulle coste che da bambine qualche volta ci avevano coccolate ma che da molti anni a questa parte semplicemente immaginavamo.
Il cuore si apre e gli occhi si riempiono a pensare ed a ridere, paragonando le nostre fantasie sulle linee degli orizzonti che ci accompagnavano la notte.
In una bolla di amicizia ben lontana dai gusti comuni, le circostanze e le antipatie condivise, in quella bolla di amicizia dove si sanno e riconoscono le linee che disegnano l’altra persona come si sanno e si riconoscono le proprie. 
Sotto l’acqua un mondo pieno di vite mimetiche e distese verdi. La buonanotte senza la forza di parlare, ed il buongiorno dei raggi del sole che non sempre sono stati ben accetti. 
Rubacchiando felicità qua e là, come il cibo, c'è stato modo di guardare da lontano e più vicino vite di chi colleziona più giorni di me senza trovarne un’altra che avesse lo stesso angolo di sorriso e la stessa malinconia dietro gli occhi. 
Nel mondo interessante a intermittenza, che smetteva di avere colori e prendeva solo una forma una volta che tutte le voci prendevano sonno. Non al posto della felicità, ma nonostante, la felicità. Nel modo in cui con il mondo, e nonostante il mondo, trova sempre come stare a galla.


Papanice, Crotone, Capo Piccolo, Sersale, Salerno, Palinuro, Pisciotta, Paestum, Capaccio, Sapri, Eboli, Agropoli, Napoli.

una analogica, una subacquea  
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